RIVISTA
STORICA VIRTUALE
ITALIANI METICCI
MICHELE ENRICO PUGLIA
Non è molto tempo che un
personaggio politico italiano (uomo di cultura che conosce la storia),
nel
contesto delle tante polemiche sugli immigrati aveva definito gli italiani
“meticci”.
Al solito, alle polemiche si
erano aggiunte altre polemiche,
tanto
che il personaggio aveva dovuto quasi ritrattare.
Il termine indica l’individuo nato da genitori di razze diverse
(nel nostro caso il
riferimento era agli antichi progenitori).
La nostra stampa sempre pronta a a polemizzare e fare scalpore, aveva perso l’occasione di un approfondimento
in quanto proprio l’Italia, più degli altri paesi dell’Europa, è stato il paese
che ha avuto fin dall’atichità un continuo e costante avvicendamento di
popolazioni tale,
che se si volessero
definire “nettamente” le ascendenze degli italiani
non ci
si potrebbe proprio raccapezzare.
Ci troviamo infatti in un tale guazzabuglio, che solo una ricerca genetica
potrebbe stabilire finalmente tutto il coacervo dei loro veri antenati e da quale o quali gruppi etnici ( indo-europeo, semitico, camitico) essi discendano
e sapere con quali altre popolazioni essi possano
condividere
il
loro patrimonio genetico,
come è
stato fatto con ebrei, siriani, palestinesi e libanesi (proprio quei popoli che si combattono
ferocemente) che sono risultati discendere da un unico progenitore.
E’ indubbio che il rimescolamdento
di popolazioni abbia poi influito sul carattere degli italiani
che è
stato delineato da diversi scrittori, come man mano andiamo pubblicando nella “scheda”
ad essi dedicata (Schede:Gli italiani secondo Prezzolini, Ginsborg, Fallaci, ai
quali si aggiungerà Leopardi ed altri).
Il compianto Indro Montanelli era morto senza la
speranza di un loro miglioramento:
riteneva infatti
l’Italia un paese ingovernabile e diceva che in settant’ anni della sua vita professionale
agli
italiani non era riuscito in nessun modo
a insegnare nulla!
Leggendo l’articolo “La
congiura dei baroni” (in Specchio dell’Epoca)
si
potrà avere l’idea di ciò che succedeva
nell’Italia del “
non sono per nulla cambiati.
In questa Rivista abbiamo
pubblicato (Specchio dell’epoca) due studi
sulle antiche popolazioni Italiche e sulle popolazioni pre-romane, nei quali è
stata fatta una cronistoria delle innumerevoli popolazioni che si sono
avvicendate in Italia sin dal 3000/2600 a. C. (articolo
sulle Popolazioni italiche), e su quelle
che occupavano l’Italia intorno all’anno 1000 (a.C.) prima dell’unificazione
operata dall’impero romano (articolo sulle Popolazioni pre-romane) che aveva
causato un rimescolamento tra popolazioni stanziali e conquistate, in
particolare con l’importazione in Italia di schiavi prigionieri di popolazioni
sottomesse e di soldati arruolati in altri paesi.
Questo articolo riassume sinteticamente il
contenuto dei due articoli ulteriormente aggiornato alle successive invasioni.
GLI ABORIGENI
Per inquadrare l’argomento occorre tener
presente che diecimila anni prima dell’era volgare, ha inizio il periodo del
neolitico in cui l’uomo da nomade diventa cacciatore-stanziale, lavora la
pietra, addomestica i primi animali e si stabilisce lungo i grandi fiumi
medio-orientali del Nilo, Tigri, Eufrate, Indo e Gange costruendo villaggi.
Si è calcolato che intorno ai diecimila anni
a C., la popolazione mondiale era di sei
milioni di individui divenuta oggi sei miliardi che, ricchi o poveri, patrizi o
plebei discendono tutti da quegli antichi progenitori.
Nel periodo di circa 5000/4600 anni fa, l’Italia
era abitata da Aborigeni, sparsi qua e là su tutto il territorio, mentre
l’Europa era occupata da agricoltori stanziali, nelle steppe a nord del Mar
Nero, del Caucaso, del Tauro e dei Monti Zagos si
domesticavano gli animali e tra questi il cavallo che dava la possibilità di
raggiungere altri spazi e pascoli.
Duemila anni dopo (
Quanto alle popolazioni che indicheremo, esse
sono distinte in base all’origine: indo-europea in cui sono da annoverare
Celti, Italici, Tirreni-Etruschi (Sciti), Greci e Illiri; non
indoeuropea, in cui sono da annoverare Iberi,
Itali, Liguri, Elimi, Sardi e Corsi.
Occorre chiarire che le varie distinzioni e
sovrapposizioni che stiamo per esporre, non hanno basi
storiche essendo “pre-istoriche”, fondate cioè su mere supposizioni o
riferimenti di antichi scrittori
(Erodoto, Dionisio, Diodoro, Strabone ecc.) o scoperte archeologiche, che non danno comunque certezze, ma semplici
indizi o elementi tutti da dimostrare.
Questa pre-istoria potrebbe essere tutta
riscritta alla luce delle scoperte della genetica, l’unica scienza che
riteniamo possa dare vere
e proprie “certezze storiche”.
Intorno al 3000/2600 a C. datano anche le
prime invasioni dell’Italia alle quali i locali Aborigeni non opposero alcuna
resistenza: il loro destino li portò ad essere schiavizzati o probabilmente integrati.
La prima di queste popolazione
che si affacciò sulle Alpi, fu quella dei TIRRENI (o Tirseni indicati come Tu-ru-sa) provenienti
dalla Scizia (con tutta la genericità
insita nel termine, che con quel nome indicava la parte della Russia
meridionale a nord del Mar Nero e Mar Caspio tra i fiumi Don e Volga, fino al
lago di Aral). Gli Sciti si ritiene fossero una
popolazione indoeuropea, probabilmente di linguaggio iranico, con presenti
elementi proto-slavi e uralo-altaici.
Questi Tirreni, nella loro
trasmigrazione, si divisero in tre gruppi:
1) dei Taurisci che si stabilirono
nei paesi subalpini; 2) degli Etruschi, che si stanziarono al centro
della penisola; 3) e degli Oschi , che raggiunsero il piede della
penisola.
Ad est, della parte settentrionale della
penisola, affacciata sull’Adriatico, erano insediati i Veneti (di
origine Illirica).
La stabilità dei Tirreni non era
destinata a durare, per l’arrivo di un’altra popolazione, gli IBERI.
Si è escluso che essi fossero di origine ariana o indoeuropea e provenivano dalla penisola
iberica dove tribù camitiche si erano stanziate nella parte meridionale, provenendo
dall’Africa settentrionale.
Anche costoro (che avevano già occupato
Sopraggiunse un’altra popolazione: erano in CELTI,
che provenienti dai bassopiani eurasiatici a sud degli Urali, giunti e
stabilitisi in Europa, si divisero in tre rami: uno si diresse in Britannia,
l’altro in Francia, il terzo venne in Italia e si sovrappose ai Tirreni
e agli Iberi precedentemente stanziati,
prendendo il nome di UMBRI.
Costoro si divisero in tre rami: 1) degli Insubri,
che si stabilirono lungo il Po; 2) dei Vilumbri, che si stabilirono
sulle coste tirreniche, e 3) degli Olumbri, che andarono a stabilirsi
fra i monti dell’Appennino.
Umbri
e Iberi avevano
messo in stato di soggezione i Tirreni (divisi, come detto in Taurisci, Etruschi ed Oschi).
Nella parte dell’Italia settentrionale i Taurisci
(detti anche Taurini da cui deriverebbe il nome Torino), furono respinti
sulle alture subalpine dai LIGURI .
Ad oriente gli Insubri, stabilitisi
lungo il Po, confinavano con gli antichi Veneti. Nel centro della penisola
erano rimasti gli Etruschi, schiacciati da una parte dai Vilumbri,
che occupavano
il territorio fino al mare, dall’altra dagli Olumbri che dominavano
l’Appennino.
Nel mezzogiorno agli Oschi si erano
sovrapposti gli Itali (Iberi), in fondo alla penisola come detto vi
erano i Siculi anch’essi del ceppo degli Iberi.
Questa nuova situazione era anch’essa
destinata a cambiare ulteriormente. Era in arrivo un’altra popolazione: quella
dei PELASGI.
Costoro erano di origine asiatica (si
ritiene si fossero sovrapposti ai tirreni-etruschi, o che fossero lo stesso
popolo: con quel nome i greci chiamavano gli Etruschi). Erano guerrieri
e navigatori e avevano invaso
Successivamente i Greci
scesero dai monti e scacciarono i Pelasgi
che non trovarono di meglio che attraversare il mare e raggiungere le coste
italiche meridionali, dove trovarono i Siculi che opposero resistenza.
La lotta prese un arco di tempo di circa tre secoli; alla fine i Siculi
furono scacciati e si rifugiarono nell’isola che prese il loro nome.
Questi avvenimenti si verificarono nel giro
di mille, millecinquecento anni, quindi ci troviamo ora tra il 2000-
In Grecia, i Greci-Achei si fondono con le popolazioni
locali (
Un altro ramo dei Pelasgi sbarcava
alle foci del Po e il loro insediamento diede luogo alla fondazione di Spina.
Un ulteriore gruppo di Pelasgi penetrò nel territorio degli Etruschi,
(ai quali probabilmente si sovrappose) insediandosi nella zona del monte
Umbilico (Gran Sasso).
Questo popolo dei Pelasgi (che lo storico Ellanico
identificava con gli Etruschi-Tirreni), aveva raggiunto un ottimo grado
di civiltà, come abbiamo detto era un popolo di guerrieri e navigatori, industrioso,
costruttore di mura con le quali cingevano le città, scavavano miniere, avevano
un proprio alfabeto, un culto mitologico (simbolico) e religioso, che non
poteva che essere in rapporto con la “natura”.
Le varie popolazioni sotto il giogo dei Pelasgi,
decisero finalmente di unirsi, dimenticando le diverse origini, e, alla guida
degli Itali (di ceppo iberico) reagirono contro di essi combattendoli in una prima guerra (italica)
per la loro indipendenza.
Era circa l’undicesimo secolo a. C.,
pressoché il periodo della guerra di Troia.
I popoli uniti cacciarono quasi tutti i Pelasgi, dei quali, alcuni
andarono a rifugiarsi nelle isole greche altri nella più lontana Tracia.
Cacciati i Pelasgi, la popolazione
predominante rimasta in Italia era quella degli Etruschi che si
trovavano, come abbiamo visto, schiacciati tra i Vilumbri, (sulle coste
tirreniche) e gli Olumbri, (tra i monti dell’Appennino). Essi entrarono
in guerra con gli uni e con gli altri e conquistarono un vasto territorio con
trecento villaggi.
Gli Etruschi ripresero non solo gli
antichi territori ma conquistarono il territorio degli
Insubri in modo che
Olumbri e Vilumbri rimasero relegati nella regione che da loro prese il
nome di Umbria.
Gli Insubri invece, rimasero relegati
nelle valli alpine nel tratto tra i fiumi Adda e Ticino, dove rimanevano le
popolazioni dei Taurisci-Taurini, mentre più a sud rimanevano i Liguri .
Parte del nord e centro Italia era occupata
dagli Etruschi, a sud gli Itali ed Oschi si erano
distribuiti con nomi più familiari di Piceni, Latini, Sabini,
Volsci, Sanniti, Marsi, Peligni.
LE POPOLAZIONI
PREROMANE
Le popolazioni insediate prima delle
conquiste romane poi unificate, non sappiamo se fossero
le stesse popolazioni innanzi indicate, identificate
con nomi diversi, ed erano:
I Latini, dimoranti nel Lazio, al cui
novero appartenevano i Romani stessi, e i Falisci,
nell'Etruria meridionale intorno a Civita Castellana;
Ad est e a
sud-est del Lazio: gli Equi, lungo il corso superiore dell'Aniene, i Volsci
in parte delle valli del Sacco e del Liri, e su un tratto della costa Tirrena a
nord di Terracina; gli Ernici, tra gli Equi e i Volsci;
I Sabini nel territorio di Temi e di
Rieti, gli Umbri lungo il corso superiore del Tevere e sul prossimo
Appennino sino alla valle del Nera: i Marsi e i Peligni, nelle
alte va1li del cuore dell'Appennino, i primi nel bacino del lago di Fucino, e i
secondi ad ovest di questo lago, i Picenti e i Pretuzi sulla
costa Adriatica tra Ancona e Adria, i Vestini e i Marrucini a
mezzogiorno dei Picenti, divisi tra loro dal fiume Pescara.
I Campani nella Terra di Lavoro; i Sanniti
nel paese montuoso fiancheggiante il Lazio e
Gli Japigi nelle regioni costiere
adriatiche e ionie dell'odierna Puglia, distinti in Apuli, Dauni
e Peucezi al nord; Messapi, Sallentini e Calabri al
sud.
Gli Etruschi, tra l'Appennino e il
Tirreno, stretti dal corso del Tevere, da1le sorgenti alla foce;
i Greci nella Magna Grecia e ne1
I Liguri nella parte occidentale
dell'Italia settentrionale, e precisamente in tutta la regione costiera a nord
della foce dell'Arno, e nell'interno sino al Po, verso la confluenza del Ticino.
I Veneti nel versante orientale dell'ltalia settentrionale, che avevano cacciato gli Euganei
verso le pre-Alpi, ma erano stati ricacciati dagli Etruschi che si erano ad
essi sovrapposti, tra il Tagliamento, le Alpi, il Po e l'Adriatico.
Incuneati tra i Liguri ed Etruschi-Veneti,
distinti in molte tribù, di cui le principali erano gli Insubri, a sud
del lago Maggiore e del lago di Como, i Cenomani tra i laghi d'Iseo e di
Garda e il Po; i Lingoni, lungo il corso inferiore del Po, i Boi
fra questi e gli Appennini, i Senoni a sud di Rinini. I Siculi e
i Sicani nella Sicilia, ad esclusione dell'estrema punta occidentale,
occupata dagli Elimi.
I Corsi nella
Corsica e nella parte settentrionale della Sardegna. I Sardi nel
resto della Sardegna. Di questi due popoli non si conoscono le origini, come
d’altronde è avvenuto per gli Etruschi. Come detto, probabilmente la loro
origine si fa risalire agli Iberi, identificati in tribù camitiche
provenienti dall’Africa settentionale.
…POI GIUNSERO
I BARBARI
Successivamente alla fondazione di Roma (
Il popolo romano aveva avuto la grande capacità di non essere condizionato da distinzioni
etniche (il termine “razza” all’epoca era sconosciuto) o religiose, per cui
l’impero, man mano che cresceva, tendeva ad unificare tutti i popoli distinti
semplicemente in cittadini romani e non romani: per primi erano stati unificati
i popoli che occupavano l’Italia e successivamente tutti gli altri popoli al di
là delle Alpi e del Mediterraneo.
Le conquiste e l’allargamento dell’impero
avevano comportato un movimento di schiavi (prigionieri di guerra) e di soldati
provenienti dai lontani confini dell’impero, che aveva apportato un abbondante
rimescolamento tra le varie popolazioni.
Già gli ultimi imperatori avevano introdotto
a scopo di ripopolamento prigionieri barbari: l’imperatore Graziano (377) aveva
disseminato nel modenese-reggiano e parmense prigionieri Goti, Unni
e Tifali. Teodosio introduce gli Alemanni; Sarmati sono
stanziati a Cremona, Padova, Torino, Bologna, Forlì, Oderzo, Vercelli e altre
città del nord.
Le milizie barbariche di Oreste chiesero lo
stanziamento (476) che fu rifiutato, ma le truppe elevarono sugli scudi come
loro capo Odoacre che occupò Pavia e Ravenna. Romolo Augustolo, ultimo
imperatore d’Occidente distribuì terre ai suoi Eruli
(ma le sue soldatesche erano formate da Sciri,Turcilingi, Rugi e Goti).
A Odoacre subentrò Terodorico re dei Goti
che lo sconfisse (490), il cui esercito era formato da due-trecentomila Ostrogoti
e da un’accozzaglia di mercenari di varia stirpe.
In seguito alla divisione dell’impero romano
d’Occidente e d’Oriente, quest’ultimo aveva conservato delle sacche di
territori (a Nord e a Sud d’Italia) dove si erano verificati ulteriori
rimescolamenti per l’interscambio, principalmente di soldati, che aveva avuto
luogo con Costantinopoli.
Altro rimescolamento di popolazioni era
seguita alla caduta dell’Impero romano d’Occidente (in Oriente gli imperatori
facevano accordi con i “barbari” e gli concedevano territori dove si
stanziavano e li arruolavano nell’esercito, i più prestanti finivano nella
guardia imperiale).
Seguirono le invasioni barbariche (non solo
passeggere come quella degli Unni con Attila (v. in Specchio dell’Epoca)
che comportavano delle nascite a causa degli stupri, ma di altre popolazioni
che si stanziarono come i Galli nel Nord, i Longobardi nel Nord e
Centro-sud (dal IV-V sec. al IX-X), e degli Arabi stanziati in Sicilia
che si erano sovrapposti ai bizantini.
Successivamente si giunse alle conquiste dei
Longobardi definiti più barbari dei Goti, con Alboino che entrò in Pavia
senza colpo ferire (nulli laesio ferens),
accolto dal popolo (come si verificherà in ogni occasione in Italia, ad ogni
arrivo di stranieri, nei secoli successivi) che abituato ad essere sottomesso, inneggiava,
con la speranza che con i nuovi padroni potessero migliorare le proprie
condizioni di vita. Non solo: ma si era verificato che dalla
Corsica e dalla Campania per odio nei confronti dei Bizantini molti fuggivano per rifugiarsi presso i Longobardi
che avevano conquistato il territorio di Benevento.
Tutto il nord, escludendo Venezia e
l’esarcato di Ravenna (sotto i bizantini), era sotto i longobardi che nel
centro Italia avevano
Al dominio longobardo durato due secoli ((568-774) era subentrato il regno dei Franchi (774)
che avevano occupato il Nord. Nel Sud si erano affacciati nuovi conquistatori: gli
Arabi, che, iniziando ad espugnare Messina (843) poco per volta occupano tutta
Seguono quindi le conquiste dei Normanni
nel Sud, nei confronti dei Longobardi, Bizantini e Arabi (1035-1127). Al regno normanno era
seguito il regno Svevo-Germanico (ricordiamo che Federico II aveva
istituito una colonia agricolo-militare di saraceni deportati dalla Sicilia a
Lucera che fu trasformata in città araba, e anche in altri centri della Puglia),
poi l’Angioino-Francese e Aragonese-Catalano, seguiti a loro
volta dagli Spagnoli di Carlo V, con le guerre combattute nel sud tra
spagnoli e francesi che
avevano portato il “mal dell’India” (Indie occidentali: la sifilide), detto poi
”mal francese” che per i francesi era
invece “mal napoletano”.
Intanto da secoli le coste italiane erano
state battute dai pirati barbareschi che oltre alle razzie avevano prarticato stupri che
lasciavano il loro segno.
Dopo l’occupazione francese di Carlo VIII
(1499) e Luigi XII (1525) nel ducato di Milano si insediarono gli Spagnoli
(1535) che detennero per circa duecento anni (1726), seguiti dagli austriaci in
tutto il Lombardo-Veneto e ancora dai francesi di Napoleone Bonaparte. Nel
regno di Napoli tornarono, anche se per breve tempo, i francesi con Gioacchino
Murat.
Giungiamo alla fine della seconda Guerra
mondiale che con l’esercito americano portò la liberazione, arrivarono anche numerose
nascite più o meno desiderate.
Come si vede l’Italia è già di per sé, storicamente,
un paese multietnico e non deve
spaventare se possa diventare (come nel tempo
diventerà) anche un paese multiculturale.
Questa consapevolezza dovrebbe consigliare ad affrontare i rapporti con gli
stranieri che arrivano con maggiore serenità e tanta tolleranza, purché
anch’essi si mostrino altrettanto tolleranti, pensando che tutti discendiamo da quei sei milioni di abitanti di dodicimila
anni fa (che a loro volta discendevano da “Sette figlie di Eva”(*)), e che il
colore della pelle che distingue gli uomini è dovuto alle condizioni climatiche
dei territori in cui essi si stabilirono nei passati millenni e in ogni caso il
sangue ha lo stesso colore per tutti gli abitanti del pianeta.
*) Nel libro “Le sette figlie di Eva”
(Mondadori, 2003) Bryan Sykes parla
delle origini comuni dell’umanità dando una dimostrazione scientifica fondata
su indagini genetiche.
Approfondiremo l’argomento in
altro articolo.
FINE
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